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Perché la scuola dovrebbe promuovere percorsi di civic engagement?
Il coinvolgimento delle persone che vivono un territorio nelle attività culturali, sociali, ricreative di quel territorio, così come nei processi decisionali che determinano la vita politica di un gruppo sociale, è una delle sfide principali che i soggetti istituzionali e non che lavorano nel settore culturale si trovano ad affrontare.
Informare, attivare e coinvolgere le persone nelle decisioni che vengono prese a livello centrale aumenta l’accountability del soggetto che decide, rendendolo responsabile della decisione presa. Inoltre, se coloro che fanno parte della comunità sono coinvolti e ne condividono le scelte, saranno meno inclini a contrastare le decisioni stesse.
A livello più locale sentirsi parte di una comunità alimenta la propensione delle persone ad impegnarsi attivamente per migliorare la vita, lo spazio, le opportunità presenti e future di quella comunità. Il senso di appartenenza stimola l’owernship, la percezione di un senso di proprietà, e quindi di cura e tutela verso l’ecosistema in cui viviamo, dal livello locale a quello globale. Se non si attiva questa consapevolezza dal basso, a livello di individualità singole che compongono la società, nessun processo di changemaking è possibile. Istituzioni e società civile possono cooperare in questo compito, proponendo alle giovani generazioni percorsi complementari di civic engagement e community engagement. Cooperazione essenziale se si considerano gli ultimi dati del rapporto “La cultura della sostenibilità in Italia”, dell’ESG Culture LAB, ricondiviso da Asvis Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, in cui si descrive come cambia il coinvolgimento personale e l’impegno delle diverse generazioni rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile: la generazione over 50 (54-65) si racconta più focalizzata (30%) e meno orientata alla delega (5%), rispetto all’’under 40. Tra le persone più giovani c’è una generale sfiducia verso le capacità e competenze delle istituzioni di guidare la trasformazione del paese verso un futuro più sostenibile.
I laboratori con le scuole di Ancona e Bassano
La performance artistica come strumento di citizen engagement è stata utilizzata nel percorso formativo ART FOR GREEN LEARNING, che si è tenuto in 2 Istituti Superiori di Ancona (Istituto di Istruzione Superiore L. Cambi – D. Serrani e Istituto di Istruzione Superiore “Savoia Benincasa”) per un totale di 112 studenti e studentesse che hanno assistito allo spettacolo di danza Scarto della performer Masako Matsushita, tra marzo e maggio 2023.
Il percorso ART FOR GREEN LEARNING è parte di MACHINES FOR GOOD, un progetto ideato e coordinato da Sineglossa, in collaborazione con Baltan Laboratories (Paesi Bassi), Ohme (Belgio), FZC – Fundacion Zaragoza Ciudad de Conocimiento (Spagna), cofinanziato dall’Unione Europea all’interno del programma CERV.
I laboratori ruotano attorno al concetto di futuro desiderabile, con l’obiettivo di sensibilizzare chi partecipa sui temi della sostenibilità, riciclaggio, disinformazione, fornendo strumenti per immaginare scenari futuri auspicabili. In particolare, le attività si sono concentrate sul tema dei rifiuti, a partire dalle domande che l’artista pone provocatoriamente a se stessa e al pubblico.
Nel laboratorio è stato utilizzato uno strumento di intelligenza artificiale per:
- stimolare e coinvolgere attivamente i e le giovanɜ studentɜ in pratiche di civic engagement
- introdurre il tema della sostenibilità in modo interattivo e innovativo, sfruttando la leva dell'interesse per il tema d'attualità (IA)
- sensibilizzare al tech for good (ovvero, un uso dell'intelligenza artificiale oltre l'utilitarismo), mostrando le applicazioni nel campo del giornalismo ambientale
- generare un testo di una decina di righe (che può essere ascoltato anche in modalità text-to-speech) che parla di cambiamento proattivo e propositivo in relazione ai temi della sostenibilità.
La performer improvvisa movimenti fisici a partire dalle risposte che l'IA fornisce a input di testo. Guida poi lɜ giovani a muoversi nello spazio o a compiere azioni fisiche in base alle risposte dell'IA.
Il dialogo tra artista e IA ruota attorno al concetto di scarto: "Che cos'è il rifiuto e quanti significati ha? Quante cose potremmo creare e ricreare da ciò che scartiamo? Qual è il rapporto tra scarto e IA? Avete mai scartato una carta? Avete mai scartato qualcosa o qualcuno? Qual è la vostra caramella preferita che vi piace scartare? Il nostro corpo genera scarti? Pensate che ci siano angoli di pelle scartati dalle nostre azioni quotidiane? L'intelligenza artificiale genera scarti?").
Durante l'ultima fase del workshop, i e le partecipanti interagiscono direttamente con l'IA, scegliendo gli input da cui l'IA genera il testo su cui la performer improvvisa.
Alla fine del workshop, i e le partecipanti ricevono fogli di carta, penne e pennarelli per lasciare una testimonianza sulla loro esperienza. La testimonianza è completamente libera (può essere un testo o un disegno, può essere individuale o prodotta in piccoli gruppi), e le riflessioni raccolte diventano oggetto di un manifesto sulla percezione del tema dei rifiuti da parte delle giovani generazioni.
I primi risultati del progetto
Chi ha partecipato? In totale 286 studenti delle scuole superiori, adolescenti di età compresa tra i 14 e i 19 anni, con una maggiore presenza di giovani nella fascia di età tra i 17 e i 19 anni (84 partecipanti, pari al 59% del totale).
A quali altre comunità senti di appartenere?
Come si può facilmente notare osservando i grafici, il senso di appartenenza è tanto più forte quanto più prossima è la comunità di riferimento: dalla scuola, luogo in cui lɜ adolescenti trascorrono almeno metà della loro giornata; alla città e alla nazione in cui vivono; all’Unione Europea.
Questo dato è ulteriormente confermato dalla domanda successiva, che chiedeva ai partecipanti se ci fossero altre comunità a cui sentono di appartenere: circa l’80% ha risposto “no”. Al restante 20% abbiamo chiesto quale fosse la loro comunità di appartenenza: le risposte raccolte si dividono tra squadra o gruppo sportivo, paese di origine, scout, chiesa, famiglia, LGBTQ+.
In questo contesto, è interessante notare la percentuale di risposte che si riferiscono invece all’appartenenza culturale piuttosto che a quella relativa alla quotidianità (in particolare il paese di origine proprio o della propria famiglia, pari al 20% delle risposte).
Passando dal senso di appartenenza alla cittadinanza attiva, se, come visto sopra, L3 adolescenti dimostrano un forte attivismo in relazione ai comportamenti sostenibili, la percentuale di attivismo declina sensibilmente quando ci si sposta dall’adozione di pratiche sostenibili all’attivismo civico: solo il 20% circa dellɜ partecipanti, infatti, dichiara di impegnarsi regolarmente in pratiche di attivismo civico. Così diviso:
Quali forme di attivismo civico pratichi?
Tra coloro che vorrebbero iniziare, alcunɜ hanno specificato quale attività vorrebbero intraprendere:
- il 17% vorrebbe intraprendere un’attività generica di volontariato
- il 3% specifica che vorrebbe intraprendere un’attività di volontariato ambientale o di cura degli animali
- lo 0,8% indica iniziative di cittadinanza attiva
Tra coloro che hanno risposto che non vorrebbero iniziare, va segnalato il 5% che specifica di non avere tempo da dedicare all’attivismo civico.