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Rivedi l’incontro su diritto d’autore e intelligenza artificiale

foto incontro su diritto d'autore e intelligenza artificiale fondazione gramsci bologna giugno 2025, con francesco D'Isa, Simona Granelli, Chiara Moresco, Giusella Finocchiaro

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Cosa trovi in questa news

Di cosa si tratta

Il 25 giugno 2025 si è tenuto presso la Sala Convegni della Fondazione Barberini, a Bologna, l’incontro pubblico Diritto d’autore e intelligenza artificiale, promosso dalla Fondazione Gramsci Emilia-Romagna in collaborazione con Sineglossa. L’evento ha rappresentato un momento di riflessione interdisciplinare sulle sfide che l’intelligenza artificiale pone al sistema giuridico della proprietà intellettuale, con particolare attenzione al concetto di autorialità.

L’appuntamento nasce come approfondimento teorico e giuridico attorno ad AI MANIFESTA, progetto degli artisti Francesco D’Isa e Chiara Moresco curato da Sineglossa e Fondazione Gramsci,  che utilizza l’Intelligenza Artificiale come una lente che manifesta, ossia rende visibili, i pattern ricorrenti della propaganda politica: partendo da una selezione di 100 manifesti tratti da Manifestipolitici.it, banca dati della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna che raccoglie oltre 17 mila manifesti, volantini e cartoline dal 1850 a oggi, gli artisti hanno realizzato tramite IA generativa 280 nuove immagini che sembrano “vere”, ma non lo sono.

Introdotti da Simona Granelli, l’artista Chiara Moresco, l’artista e filosofo Francesco D’Isa, e la giurista Giusella Finocchiaro (Università di Bologna), si sono confrontati su approccio artistico, riflessione teorica e cornice normativa.

Dall’archivio visivo alla generazione algoritmica

Nel corso dell’incontro, Chiara Moresco ha illustrato il processo progettuale alla base dell’opera: una selezione visiva, non tematica, di manifesti d’archivio, rielaborati tramite MidJourney. L’IA è stata istruita a replicare lo stile grafico di piccoli gruppi di manifesti, senza ricevere indicazioni semantiche o ideologiche. Il risultato ha messo in evidenza la ricorrenza di pattern iconografici trasversali (mani, bandiere, volti, simboli floreali) rivelando codici visivi latenti nei linguaggi della propaganda politica.

L’installazione restituisce dunque un’immagine sospesa tra reale e simulato, che sollecita una riflessione critica sia sulla grammatica visiva che domina l’immaginario della comunicazione politica, sia sull’atto creativo come interazione uomo-macchina.

Autorialità, creatività, responsabilità: il nodo teorico

Francesco D’Isa ha messo a fuoco una questione chiave: chi è davvero l’autore quando l’opera è generata con un’IA? La sua riflessione parte dall’esperienza soggettiva della creatività: “mi sento creativo usando l’IA”, afferma. Ma è sufficiente questo a definire l’autorialità?

D’Isa propone un parallelo storico con l’invenzione della fotografia, ricordando come anche allora si pensasse che la macchina potesse sostituire l’artista. E invece — proprio come con le IA oggi — ciò che conta non è lo strumento, ma come lo si usa. “Le AI vanno spesso ‘sabotate’ per generare qualcosa di veramente interessante”, sostiene, evidenziando che l’autore contemporaneo è anche chi sceglie, orchestra, interviene, pur all’interno di vincoli imposti dalla macchina.

La creatività, sostiene D’Isa, non può essere considerata esclusivamente una funzione interna alla coscienza individuale, ma si manifesta come processo distribuito, situato e collettivo, in dialogo con tecnologie, archivi, contesti e sistemi simbolici.

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Il punto di vista giuridico: norme inadeguate per realtà emergenti

La professoressa Giusella Finocchiaro, docente di Diritto Privato e Diritto di Internet presso l’Università di Bologna, ha offerto un inquadramento normativo puntuale. L’attuale impianto giuridico sul diritto d’autore è di matrice romantica e ottocentesca, dove l’autore è un individuo-genio, ispirato, autonomo, e la protezione delle opere si fonda su due presupposti: la creatività e la riconducibilità a un soggetto umano determinato. Ma questo paradigma regge ancora? “Il diritto è figlio dei tempi”, ha ricordato Finocchiaro. Se cambiano le forme della creazione, anche le leggi devono adattarsi. L’emergere di forme ibride di produzione, in cui l’intelligenza artificiale agisce come co-autrice strumentale, solleva interrogativi profondi sulla tenuta di tali presupposti. 

La normativa vigente, europea e italiana, ancora esige un autore umano per riconoscere i diritti su un’opera. Ma quando l’atto creativo è il risultato di un dialogo tra più soggetti — umani e non — questa definizione rischia di diventare obsoleta. Varie giurisdizioni nazionali si stanno orientando verso interpretazioni che attribuiscono la titolarità delle opere generate a chi ha fornito input significativi, ma si tratta di soluzioni ancora incerte e frammentate.

Il cuore della questione, ha affermato la giurista, è eminentemente culturale: l’IA non sta solo generando nuove opere, ma sta mettendo in crisi il concetto stesso di autore, così come si è costruito nel pensiero giuridico europeo. Di fronte a questo scenario, le alternative possibili sono due: forzare l’interpretazione delle norme esistenti o intraprendere un ripensamento strutturale del paradigma autoriale.

Un caso emblematico: New York Times vs OpenAI

Tra i riferimenti discussi durante l’incontro, la giurista Giusella Finocchiaro ha richiamato l’attenzione su uno dei casi più significativi e controversi attualmente in corso: la causa intentata dal New York Times contro OpenAI e Microsoft, accusati di aver utilizzato articoli protetti da copyright per addestrare modelli di intelligenza artificiale, senza autorizzazione. 

Il contenzioso solleva interrogativi cruciali: è lecito addestrare un’IA con contenuti coperti da diritto d’autore? I modelli generativi possono restituire output simili agli originali, e se sì, in che misura ciò costituisce violazione?

Il caso tocca il cuore del sistema giuridico della proprietà intellettuale, rivelando una tensione crescente tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti patrimoniali. Inoltre, mette in luce le asimmetrie informative tra chi sviluppa i modelli e chi detiene (o ha creato) i contenuti di partenza. Il rischio, sottolineato anche in sede di convegno, è che le attuali regole non siano in grado di tutelare adeguatamente gli autori, specialmente quando i diritti economici sono già stati ceduti agli editori o ad altri soggetti terzi.

La recente sentenza della corte federale di San Francisco contro Anthropic, azienda sviluppatrice del modello Claude, stabilisce che:

  • L’addestramento su libri legalmente acquistati costituisce fair use;
  • Il caso è emblematico delle ambiguità attuali: la legittimità dell’uso dipende dalla fonte dei dati e dalla trasformatività dell’uso, ponendo nuove sfide alla trasparenza dei dataset.
  • Il download e la conservazione sistematica di opere da fonti pirata (es. shadow libraries) è invece illecito.

La soglia della creatività e il “minimo creativo”

La discussione ha toccato anche la definizione — giurisprudenziale e non oggettiva — di “carattere creativo”. Come ricordato da Finocchiaro, la legge italiana sul diritto d’autore protegge le opere dell’ingegno “di carattere creativo”, ma lascia ai giudici il compito di interpretarne il significato.

Esempi paradossali (come la Fontana di Duchamp o la fotografia documentale) mostrano come sia difficile stabilire criteri certi. Questo è ancor più vero per le opere nate dall’uso dell’IA, che possono apparire stilisticamente sofisticate ma essere frutto di input minimi. In questi casi, la giurisprudenza (italiana, statunitense e cinese) tende a riconoscere il diritto d’autore solo se c’è un apporto umano rilevante.

Infine, si è discusso del valore dell’autorialità anche in termini di responsabilità e conservazione del patrimonio culturale. La perdita di riferimenti autoriali rischia di compromettere la tracciabilità storica e critica delle opere. La soluzione? Potrebbe passare — secondo Finocchiaro — attraverso nuove architetture normative o modelli contrattuali flessibili, come le licenze Creative Commons, che permettono agli autori di conservare riconoscimento e responsabilità, rinunciando a parte dei diritti economici.

Per approfondire i temi emersi nel dibattito

Durante l’incontro è stato citato lo studio dell’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO) sull’IA generativa e copyright. Il documento identifica tre aree critiche: uso legittimo dei dati (text and data mining) per addestramento dei modelli; titolarità delle opere generate da IA; necessità di nuovi strumenti normativi e tecnici per la tracciabilità e la trasparenza nei processi creativi e di fruizione.

A settembre 2024 Sineglossa ha promosso una conferenza sul tema dell’autorialità, che si può rivedere online e di cui avevamo condiviso alcune letture di approfondimento

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