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Perché sosteniamo la protesta degli artisti contro OpenAI

Arte e Tecnologia
A brightly coloured illustration which can be viewed in any direction. It has many elements to it working together: men in suits around a table, someone in a data centre, big hands controlling the scenes and holding a phone, people in a production line. Motifs such as network diagrams and melting emojis are placed throughout the busy vignettes.

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In copertina: Clarote & AI4Media / Better Images of AI / Power/Profit / CC-BY 4.0
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Sora e l'invito agli artisti

Lo scorso dicembre OpenAI (una delle principali compagnie che sviluppano tecnologie di intelligenza artificiale – la creatrice di ChatGPT, per intendersi) ha pubblicato un nuovo strumento di intelligenza artificiale, Sora, in grado di trasformare input testuali in video dalle prestazioni professionali, se non addirittura cinematografiche. Per testare il prodotto, l’azienda ha invitato un gruppo di artisti che lavorano con le IA ad utilizzare il modello in anteprima, con lo scopo principale di raccogliere feedback e perfezionare lo strumento. Le condizioni offerte a questi alpha artists erano, secondo alcuni – come scrive Francesco D’Isa su Domus -, anche favorevoli: 

Uso gratuito del software, nessun obbligo di fornire feedback sui bug o di promuovere l’azienda (o non avrei accettato), libertà di pubblicare i materiali creati a patto che non violassero la proprietà intellettuale altrui.

L'accusa di art-washing

Il 26 novembre 2024, poco prima della data prevista per il rilascio ufficiale del software, un gruppo anonimo chiamato PR Puppets ha diffuso pubblicamente sulla piattaforma Hugging Face il codice di Sora, rendendolo open source e quindi accessibile a chiunque, allegando al fatto una lettera aperta firmata da 19 artisti che dichiarava il motivo del leak e le loro posizioni.

Tra le critiche mosse contro OpenAI – società che vale 150 milioni di dollari – quella di sfruttare il lavoro di artisti e creativi per risolvere i bug del software, e far credere alle persone che i loro prodotti siano utili a tutti, in una sorta di operazione di art washing:

ARTISTS ARE NOT YOUR UNPAID R&D
☠️ we are not your: free bug testers, PR puppets, training data, validation tokens ☠️

Hundreds of artists provide unpaid labor through bug testing, feedback and experimental work for the program for a $150B valued company. While hundreds contribute for free, a select few will be chosen through a competition to have their Sora-created films screened — offering minimal compensation which pales in comparison to the substantial PR and marketing value OpenAI receives. [...] CORPORATE ARTWASHING DETECTED [̲̅$̲̅(̲̅ )̲̅$̲̅]

We are releasing this tool to give everyone an opportunity to experiment with what ~300 artists were offered: a free and unlimited access to this tool. What we don’t agree with is how this artist program has been rolled out and how the tool is shaping up ahead of a possible public release. We are sharing this to the world in the hopes that OpenAI becomes more open, more artist friendly and supports the arts beyond PR stunts.

Il collettivo accusa OpenAI di utilizzare le arti come mero strumento per promuovere i propri prodotti, senza un reale interesse per il valore culturale e sociale del lavoro artistico; dicono di come la loro partecipazione iniziale al progetto fosse motivata dalla promessa di una collaborazione equa e trasparente, promessa che, secondo loro, non è stata mantenuta.

We received access to Sora with the promise to be early testers, red teamers and creative partners. However, we believe instead we are being lured into "art washing" to tell the world that Sora is a useful tool for artists.

Alla luce del leak di Sora e delle presunte forme di sfruttamento, gli artisti hanno avanzato diverse richieste:

  • Compenso equo: Pagamento per il loro contributo e per il tempo dedicato.
  • Comunicazione trasparente: Una divulgazione onesta degli obiettivi del progetto e dei ruoli degli artisti.
  • Supporto alla creatività: Un focus sulla collaborazione artistica autentica, invece che su benefici di pubbliche relazioni.
  • Partnership a lungo termine: Costruzione di relazioni rispettose e sostenibili con i collaboratori.

Chi ha firmato la lettera aperta

Ecco una lista di alcuni degli artisti firmatari della lettera aperta pubblicata su artinthecageofdigitalreproduction.org (altri hanno preferito mantenere l’anonimato):

La nostra dichiarazione

Alla lettera aperta hanno aderito anche altre personalità attive nel settore, tra cui  Federico Bomba,  direttore artistico di Sineglossa, su invito di Luna Bianchi. Di seguito il suo contributo:

Ho sempre pensato che la conversazione che gli artisti dovrebbero avere con OpenAI, e con qualsiasi azienda che sviluppa IA generativa, non dovrebbe ruotare intorno al compenso del copyright. Il copyright è un trucco per avvantaggiare le aziende e una manciata selezionata di artisti famosi, lasciando le briciole alla stragrande maggioranza dei creatori indipendenti. La vera richiesta dovrebbe essere per qualcosa di trasformativo nel loro stesso campo, sfidando il concetto tradizionale di proprietà come hanno già fatto estraendo le opere degli artisti dal web. Ciò che serve è un reinvestimento significativo della ricchezza generata da queste aziende, che possa andare a beneficio del maggior numero di artisti. Non microgrants simbolici o gesti vuoti, ma milioni di dollari, euro, yen o pesos versati direttamente per dare alla comunità artistica mondiale la possibilità di sperimentare, innovare e superare i limiti. Questo è ciò che la gente dovrebbe aspettarsi da un'azienda che sostiene di valorizzare le capacità e i contributi degli artisti.

Purtroppo, OpenAI sta perdendo un'importante occasione per rafforzare il suo rapporto con gli artisti che stanno dando forma al futuro della IA-art, alcuni dei quali sono leader in questo campo. Invece di offrire un compenso significativo per la loro esperienza e visione, l'azienda ha scelto di premiarli in “visibilità”. Inoltre, la ricompensa effettiva per la partecipazione al bando di OpenAI è stata un contributo di 1.500 dollari, una somma che difficilmente riflette il tempo e lo sforzo necessari per creare un lavoro di alta qualità. Questo approccio non solo sottovaluta i loro contributi, ma segnala anche uno scollamento dalle esigenze e dai diritti della comunità artistica.

Come può questo comportamento allinearsi con l'alta missione di OpenAI di “assicurare che l'intelligenza artificiale generale porti benefici a tutta l'umanità”? Gli artisti non fanno parte dell'umanità? O l'umanità comprende solo ingegneri, sviluppatori e investitori che traggono profitto dai progressi dell'intelligenza artificiale? La decisione di offrire ricompense così modeste è stata deliberata o è stata una negligenza, forse il riflesso della tendenza comune a sottovalutare la ricerca, lo sforzo e il lavoro emotivo che l'arte richiede? In ogni caso, si tratta di un segnale negativo. L'incapacità di OpenAI di valorizzare adeguatamente la comunità artistica non è solo un passo falso, ma è indice di un problema più profondo. Gli artisti non sono solo creatori di contenuti: sono innovatori culturali, pensatori critici e collaboratori essenziali. Non riuscendo a coltivare queste relazioni, OpenAI non solo allontana un importante gruppo di collaboratori, ma limita anche il proprio potenziale nell'esplorare le applicazioni più ampie e umanistiche delle tecnologie AI.

Se OpenAI fosse seriamente intenzionata a portare avanti la sua missione, dovrebbe adottare misure significative per dimostrare questo impegno. La creazione di un fondo consistente, che vada ben oltre le somme simboliche, potrebbe fornire un sostegno diretto alla comunità artistica attraverso borse di studio, residenze e progetti collaborativi. Non si tratta di beneficenza, ma di reinvestire nell'ecosistema creativo da cui l'IA ha attinto e che continua a influenzare. Così facendo, OpenAI potrebbe ricostruire il rapporto di fiducia con gli artisti e dare un esempio positivo all'industria, dimostrando di apprezzare gli artisti non solo per le “PR art-washing” ma come partner essenziali.

Oggi è successo agli artisti, ma domani succederà ad altri professionisti. Se OpenAI non è in grado di mostrare rispetto e responsabilità nei confronti dei creatori il cui lavoro ha dato forma a queste tecnologie, come può aspettarsi di servire i bisogni più ampi dell'umanità? La comunità artistica merita di meglio e OpenAI dovrebbe essere all'altezza della situazione riconoscendo che compensare gli artisti per la ricerca è una questione di investimento strategico nel futuro dell'IA generativa.

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